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FECONDAZIONE ASSISTITA / VERSO IL VOTO - Quattro volte Sì

da L'Espresso del 27-01-05

Una legge tutta sbagliata. La Chiesa arroccata su posizioni dogmatiche. Il politico e filosofo spiega perché i referendum vanno sostenuti
colloquio con Massimo Cacciari

di Chiara Valentini

È un paese abbastanza confuso e frastornato quello che con sempre maggiori probabilità dovrà esprimere la sua opinione a proposito dei referendum sulla fecondazione assistita, fra manifesti strappacuore dove un feto che sembra già un neonato implora 'Mamma non uccidermi, mamma ti voglio bene'. Dove improbabili mamme-nonne rumene vicine alla settantina sono esibite in tv come spauracchi di quel che potrebbe accadere se - dio non voglia - si metterà mano alla legge 40. Dove i vescovi invitano la grande massa dei cattolici a non andare a votare per far mancare il quorum e dove da molte parti si agita il fantasma dell'eugenetica. Di questa Italia dove la ragionevolezza rischia di smarrirsi ancor prima che il confronto sia cominciato abbiamo discusso con Massimo Cacciari, il politico-filosofo che è una delle teste pensanti della Margherita. E che, dopo aver amministrato a lungo Venezia, è oggi preside della facoltà di Filosofia all'università Vita-San Raffaele di Milano.

Professor Cacciari, il cardinal Ruini ha fatto sapere che la legge sulla fecondazione assistita non si tocca e che la via più sicura perché questo succeda è il non voto dei cattolici. Che cosa ne pensa?

"Non mi sembra né giusto né corretto. Di fronte a una questione di principio la Cei dovrebbe invitare al confronto. Dovrebbe dire ai fedeli 'andate a votare, sostenete nell'urna le nostre posizioni'. Puntare sul disinteresse, cercar di sopire invece che chiarire ha poco senso. Se veramente si tratta di questioni tanto importanti la gente deve essere spinta a esprimersi secondo coscienza".

Molti cattolici, nel centro-sinistra ma anche nel Polo, avevano sperato che al contrario si potesse evitare lo scontro modificando in Parlamento le norme più inaccettabili, trovando un compromesso.

"Erano illusioni. Nessuna mediazione è possibile finché non si rimuove un punto fondamentale, la cosidetta tutela del concepito. Sostenere che l'embrione deve essere trattato come una persona, come un essere umano perfettamente formato, è un'assurdità, che introduce nel nostro diritto la categoria dell'omicidio dell'embrione. Da lì discendono le conseguenze più aberranti. È evidente che se l'embrione è una persona non posso congelarlo, non posso usarlo per la ricerca scientifica, sono impiccato a tutti i divieti di questa legge".

Quindi pensa che l'unica risposta possa venire dai referendum?

"Sì. Da laico considero quella convinzione del tutto infondata da un punto di vista logico e razionale. Solo se la rimuovo potrò poi discutere nel merito delle garanzie da introdurre. Ma anche nell'ottica religiosa mi meraviglia che la Chiesa si sia infilata in una posizione così rigidamente dogmatica".

A che cosa si riferisce?

"Al fatto che anche la Chiesa ha avuto nel corso dei secoli posizioni diverse. Grandi teologi come Alberto Magno e in parte come San Tommaso, oltre allo stesso Dante, dicono sia pure con parole diverse che l'anima viene infusa da Dio solo a partire da un certo momento, quando il feto è già formato. Con il massimo rispetto possibile vorrei far notare che quella dell'embrione considerato persona è una scelta di 'questa' Chiesa. Non fa parte di una tradizione teologica consolidata e non la si ritrova nelle parole di Gesù. Non c'è bisogno di scomodare Galileo per sapere che le posizioni della Chiesa cambiano nel tempo, sui problemi legati alla scienza ma non solo. Anche quello che oggi sembra un punto irrinunciabile in futuro potrà cambiare".

Problemi teologici a parte, lei pensa che gli italiani siano sufficientemente maturi da sapersi orientare in questo campo minato?

"Quello della maturità è un concetto difficile da applicare alle persone, figuriamoci a un intero popolo. Il problema caso mai è quello dell'informazione. Che dovrebbe essere trasmessa dalla televisione pubblica con una campagna seria, sopra le parti. Ma l'informazione del mono giornale televisivo berlusconiano mi sembra scarsa e ambigua. In questa situazione non sarà così facile arrivare al quorum. Ma se ci si arriva, si vince".

Per la verità anche ai tempi dei referendum del divorzio e dell'aborto non si può dire che ci fosse una campagna mediatica massiccia. Eppure gli italiani avevano saputo scegliere.

"Questa volta è molto più difficile. Il divorzio e l'aborto riguardavano la vita concreta delle persone e in primo luogo delle donne. Quelle leggi avevano cambiato la società, avevano contribuito a modernizzare l'Italia".

Con la fecondazione assistita si rimette in gioco anche l'aborto. È evidente che se si protegge un embrione di poche cellule, presto si chiederà di usare la stessa tutela anche nei riguardi del feto.

"Qui non credo che si otterrebbero risultati. Scatterebbe un meccanismo che è sovrano nelle nostre società, l'interesse privato. Per l'aborto c'è un interesse diretto di un gran numero di donne, di coppie, di famiglie. In un referendum su questo tema andrebbe a votare almeno il 70 per cento degli italiani".

Lei Cacciari voterà sì a tutti e quattro i referendum?

"Ma certo. E mi auguro che lo faccia più gente possibile. Anche se mi rendo conto che gli embrioni e le cellule staminali non esercitano la stessa attrattiva dell'aborto e del divorzio".

Non ci sarà anche una responsabilità dei laici, che esitano un po' troppo a impegnarsi nelle batteglie sulle idee, che faticano a rendere evidenti i loro principi?

"L'etica laica si basa su un pensiero critico, non dogmatico, non settario. Invita a ragionare, a cogliere i nessi, a confrontarsi. Guai se ci mettessimo a inseguire la destra di Bush sugli slogan gridati, sulle esternazioni militaresche. Dobbiamo risvegliare un gusto per l'analisi, sapendo che il nostro ethos è critico, è problematico. Come del resto dovrebbe essere anche per il credente".

Perché?

"Il vero credente non è mai un settario fondamentalista. Non è quello che giudica, che scaglia la prima pietra. In questo senso non c'è nessuno più laico di Gesù Cristo".

Sono immagini affascinanti. Ma se torniamo sul terreno della politica bisogna ammettere che l'Ulivo o quello che ne ha preso il posto non è riuscito ad esprimere posizioni comuni sulle grandi questioni, sui valori. E si presenterà ai referendum in ordine sparso.

"Lo stesso partito riformista non nascerà mai per semplici esigenze tattiche. Nascerà se si cominceranno ad affrontare alla radice i temi di principio come la fecondazione assistita. E se dalla discussione verrà fuori una qualche sintesi. Purtroppo però non si è nemmeno cominciato a confrontarsi sulla riforma fiscale o sul welfare, figuriamoci sulle questioni della vita e della morte. L'atteggiamento è 'prima lasciamo passare il ciclone Berlusconi e poi ne parleremo'. Ma in questo modo Berlusconi ce lo terremo per sempre".

Per risolvere il problema del quorum lei pensa che sarebbe meglio abbinare i referendum alle elezioni regionali?

"No. Proprio perché riguardano questioni di principio vanno fatti da soli, senza commistioni politiche. Con tutto il rispetto, non stiamo mica parlando della caccia o dell'orario dei negozi".

Se i referendum non passano chi raccoglie i frutti della sconfitta?

"Prima di tutto Berlusconi. Grazie anche al suo dispositivo mediatico dirà al mondo intero che i comunisti hanno voluto il voto a ogni costo, che lui ha lasciato libertà di coscienza e il popolo gli ha dato ragione".

E se invece i referendum ottengono la maggioranza?

"In quel caso a vincere è il Paese. La sinistra però dovrà guardarsi bene dall'esaltarsi per la vittoria e da suscitare polemiche anticlericali. Dovrà aprire immeditamente un confronto con i vari movimenti cattolici per definire una legge sensata e razionale, che rassicuri e garantisca tutti".

Ha già in mente qualcosa di preciso?

"Un'ottima base c'è già, ed è la proposta di legge di Giuliano Amato".