Quello del Gesù storico
è un problema di data recente, figlio dell'Illuminismo.
Per l'epoca più antica era ritenuta cosa certa
che i Vangeli ci forniscano notizie assolutamente
attendibili su Gesù; non si scorgeva in ciò nessun
problema. L'indagine storica neotestamentaria
di quell’epoca, a parte alcune eccezioni, si limitava
essenzialmente a parafrasare e ad armonizzare
i quattro Vangeli; soltanto alla fine del XVIII
secolo ci si chiese se il Gesù realmente esistito
e il Cristo predicato dalla Chiesa ed annunciato
nei Vangeli fossero la stessa persona.
Il primo che si occupò della questione
fu Samuel Reimarus. Nato nel 1694 ad Amburgo,
professore di lingue orientali, aveva scritto
una Apologia degli adoratori razionali di Dio;
tenuta volontariamente segreta, fu pubblicata
postuma da Gotthold Ephraim Lessing in sette frammenti,
uno dei quali era intitolato Dello scopo di
Gesù e dei suoi discepoli. Un altro frammento
dell’anonimo di Wolfenbüttel (1778).
Si deve distinguere, diceva il Reimarus,
tra lo scopo di Gesù, cioè tra l'intento
che Gesù perseguiva, e lo scopo dei suoi
discepoli. Gesù sarebbe stato un Messia politico
ebraico, un liberatore degli Ebrei dal dominio
straniero; messo a morte, non avrebbe raggiunto
il suo scopo. I suoi discepoli, allora, che cosa
avrebbero potuto fare? Essi, non volendo tornare
alla propria condizione precedente, avrebbero
rubato il cadavere di Gesù, inventato l'annuncio
della sua risurrezione e del suo ritorno, creando
in tal modo una nuova religione. I discepoli sarebbero
stati dunque gli inventori della figura del Cristo.
L'impressione suscitata fu grande,
ed il rigetto del libello unanime. Tuttavia il
Reimarus aveva per la prima volta posto un problema:
il Gesù della storia ed il Cristo della rivelazione,
sono la stessa cosa, dal momento che storia e
dogma sono due cose diverse?
Con il Reimarus inizia il problema
del Gesù storico: giustamente Albert Schweitzer
ha intitolato la prima edizione della sua Storia
della ricerca sulla vita di Gesù (1906) Da
Reimarus a Wrede. La rappresentazione fatta dal Reimarus
del Gesù storico era fallace: Gesù non era un
rivoluzionario politico. Ma il Reimarus non aveva
per caso ragione, almeno in linea di massima,
col sostenere che il vero Gesù era diverso dal
Cristo rappresentatoci dai Vangeli, soprattutto
da quello di Giovanni? Chi era egli nella realtà?
A questa domanda cercò di rispondere
l'indagine sulla vita di Gesù (Leben Jesu Forschung)
iniziata in epoca illuministica, ed in seguito
all’interrogativo nacquero infiniti ritratti del
Messia. Il difetto di questi ritratti stava nel
pregiudizio illuminista e nell’intento antidogmatico
che li animava. I razionalisti descrissero Gesù
come un moralista, gli idealisti come quintessenza
dell'umanità, gli esteti lo lodarono come l'artista
geniale della parola, i socialisti come l'amico
dei poveri e riformatore sociale. Gesù venne modernizzato:
il risultato fu che ogni epoca, ogni teologia,
ogni autore ritrovava nella personalità di Gesù
il proprio ideale. Tra le opere più note, ricordo
la Vita di Gesù di Georg W. F. Hegel
(1795), di David F. Strauss (1835)
e di Ernest Renan (1863)
.
Tutte queste diverse vite di Gesù
ebbero in comune il fatto che spesso la personalità
di Gesù venne tracciata sulla base delle convinzioni
dei diversi commentatori. Essa non venne dedotta
solo dalle fonti, ma fu prevalentemente frutto
di costruzione psicologica liberamente creata;
Albert Schweitzer, nell'opera citata, denunciò
con acutezza inesorabile molte di queste immagini
di fantasia:
L’indagine storica sulla vita di
Gesù non è partita dal puro interesse storico,
ma ha cercato il Gesù della storia come colui
che poteva liberarlo dal dogma […] Ogni epoca
ha trovato i suoi pensieri in Gesù […] e ogni
singolo lo creò secondo la propria personalità.
All'origine di tali questioni, si
trova una certa concezione del metodo storico
e della conoscenza religiosa. Nel corso del XIX
secolo la scienza storica si era proposta un ideale
di assoluta obiettività che tendeva ad assimilarla
alle scienze naturali, così com’erano intese allora.
Appariva necessario liberare i dati non soltanto
dagli elementi manifestamente leggendari, ma da
qualsiasi apporto soggettivo dello storico. Applicando
rigorosamente i principi del metodo storico, si
sarebbe isolato l’evento così come avvenne un
tempo; poi, combinando questi risultati obiettivi,
si sarebbe ricostruita una storia ordinata. Solo
così, si pensava, sarebbe stato possibile risuscitare
obiettivamente una biografia od un ritratto di
Gesù. Ma ogni tentativo di ricostruire una vita
di Gesù in tal guisa “scientifica”, che non teneva
conto delle numerose altre variabili e utilizzava
la critica letteraria delle fonti in maniera troppo
personale, dette risultati differenti e spesso
inconciliabili.
Alcune intuizioni della vecchia Leben
Jesu Forschung rimasero attuali anche nella
successiva ricerca: la metodologia storico critica,
l’ambientazione giudaica della figura di Gesù
e lo sforzo di una sospensione dalla dogmatica
nell’approccio ai testi.
NOTE
AL TESTO
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