La reazione al pessimismo
di Bultmann avvenne per bocca dei suoi discepoli,
in occasione di una riunione di suoi ex-allievi
di Marburgo. In particolare, Ernst Käsemann
si espresse contro Bultmann nel 1953 con un noto
articolo dal titolo Il problema del Gesù storico. Qui l’autore
avanza tre tesi importanti: 1) Venendo meno ogni
connessione tra il Cristo della fede e il Gesù
della storia il cristianesimo diviene un mito
astorico, e l’annuncio cristiano un annuncio docetista.
2) Se la Chiesa antica aveva così poco interesse
per la storia di Gesù, perché produsse i Vangeli,
con quel forte richiamo alla storia ad ogni passo?
3) Anche se i Vangeli sono un prodotto della fede
postpasquale, essi richiedono una fiducia nell’identità
tra Gesù terreno e Signore risorto. L’intervento
di Käsemann può essere considerato la data d’inizio
della cosiddetta Nuova ricerca sul Gesù storico.
La novità di questa «nuova ricerca»
non stava tanto nella ricerca stessa, quanto nell’orizzonte
teologico in cui essa si inseriva: la «vecchia»
ricerca liberale aveva puntato ad un Gesù storico,
contrapponendolo alla predicazione dei suoi discepoli;
Bultmann aveva capovolto questa impostazione puntando
sulla predicazione, resa indipendente dal Gesù
storico; la «nuova ricerca» voleva ricomporre
la frattura tra i due elementi.
A Käsemann dobbiamo l'elaborazione
di una serie di criteri grazie a cui sarebbe possibile,
dai Vangeli, risalire al Gesù storico e pronunciarsi,
con un buon grado di probabilità, sulla storicità
effettiva di questo o quel detto o fatto di Gesù.
Il metodo di Käsemann fu riassunto nei suoi Saggi
esegetici.
Il maggior teorico della New Quest
fu James Robinson con il suo La nuova
ricerca del Gesù storico; il primo post-bultmanniano
a pubblicare un completo studio storico su Gesù
(tuttora valido) secondo la nuova corrente fu
nel 1956 Günther Bornkamm, con il suo Gesù
di Nazaret. Nel frattempo, le
posizioni scettiche di Bultmann trovarono sempre
meno approvazione, come traspare dal volume intitolato
Il Gesù della storia ed il Cristo del Kerygma,
pubblicato nel 1960 e contenente saggi di J. Jeremias,
J. L. Hromàdka, N. A. Dahl, B. Reicke, P. Althaus,
O. Cullmann, W. Grundmann, O. Michel, W. Michaelis,
H. Riesenfeld, L. Goppelt, G. Delling. Due noti trattati
nati sulla scia di questo orientamento sono le
opere dei cattolici René Latourelle A
Gesù attraverso I Vangeli (1978) e Francesco Lambiasi
L’autenticità storica dei Vangeli (1976).
Nella sua Teologia del Nuovo Testamento
Leonhard Goppelt si allontanava in questo
modo dalla teologia di Bultmann:
Per la tradizione dei Vangeli è di
primaria importanza l'integrazione tra il ministero
terreno di Gesù e il kérygma [= messaggio
della Chiesa primitiva], in modo che il primo
diventi la base che sostiene il secondo. Questa
«reminiscenza» di Gesù rimane, in modo particolare
nei grandi Vangeli, l'intenzione primaria [...]
Se vogliamo esporre la teologia neotestamentaria
mantenendone la struttura intrinseca, dobbiamo
porre anzitutto il problema del Gesù terreno.
Trent’anni dopo l’opera di Käsemann,
Ed Parish Sanders scriveva, in aperta opposizione
al vecchio giudizio di Bultmann:
L’orientamento prevalente oggi sembra
il seguente: noi possiamo conoscere molto bene
ciò che Gesù stava per compiere, possiamo conoscere
una buona parte di quel che disse e questi due
aspetti diventano significativi all'interno del
giudaismo del primo secolo.
NOTE AL TESTO
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