I teologi si limitarono
in un primo tempo a difendersi da questi tentativi
di ricostruzione storica; solo nel 1892 essi presero
parte al dibattito tramite uno scritto di Martin
Kähler: Il cosiddetto Gesù storico [historisch]
e l’autentico [geschichtlich] Cristo biblico. Si deve considerare molto attentamente
in sé stesso il titolo di questo scritto, se si
vuole capire il proposito del Kähler. Questi distingue
da un lato tra Gesù e Cristo, e
dall'altro tra storico historisch e storico
geschichtlich.
Con Gesù egli intende l'uomo di Nazareth,
come l'indagine sulla vita di Gesù lo aveva
descritto; e designa, invece, con Cristo
il salvatore predicato dalla Chiesa. Col termine
historisch egli indica i puri e semplici
fatti del passato, con geschichtlich ciò
che racchiude un significato duraturo. Dunque
egli contrappone il cosiddetto Gesù historisch,
cioè storico-reale, al Cristo geschichtlich,
il Cristo storico-biblico, come gli Apostoli lo
hanno predicato.
Questa la sua tesi: solo il Cristo
biblico è comprensibile per noi, ed egli solo
ha significato durevole per la fede.
In un primo tempo il richiamo del
Kähler non ebbe alcuna eco; soltanto anni dopo
fu ripreso da Rudolf Bultmann. Questi nel
1929 scriveva:
Io sono indubbiamente del parere
che noi non possiamo sapere più nulla della vita
e della personalità di Gesù, poiché le fonti cristiane
non si sono interessate al riguardo se non in
modo molto frammentario e con taglio leggendario,
e perché non esistono altre fonti su Gesù.
Lo scopo primario ed esclusivo dei
Vangeli, secondo l’autore, era la catechesi: agli
evangelisti non interessava affatto ricostruire
la figura storica di Gesù, ma annunciarlo come
Cristo Figlio di Dio. Nei Vangeli, dunque, non
troviamo il Gesù della storia, ma il Cristo della
fede; il personaggio di Gesù è sicuramente esistito,
ma la fede di cui è stato fatto oggetto lo ha
completamente sottratto alla storia. Pretendere
di ricostruire la vita di Gesù a partire dai Vangeli
significherebbe quindi cercare in essi proprio
quello che non c'è; e quand'anche le ricostruzioni
storiche fossero attendibili, esse non avrebbero
nulla da dire al credente, perché egli, con la
sua fede, salta la storia a piè pari, se ne disinteressa.
A Bultmann, il cui pensiero esercitò
un’influenza fortissima sulla ricerca del XX secolo,
furono mosse varie obiezioni: in primo luogo non
convinse il suo atteggiamento di rinuncia totale
a qualunque collocazione storico-cronologica degli
avvenimenti relativi all'uomo Gesù: non c'è dubbio
che la sua figura sia stata in una certa misura
idealizzata dagli evangelisti, ma poneva e pone
tuttora obiettive difficoltà pensare che questa
idealizzazione sia stata talmente radicale da
far scomparire totalmente un personaggio dalla
storia a non molto tempo di distanza dalle sue
vicende.
Occorre ricordare qui quella che
diverrà una delle più diffuse Vite di Gesù
in assoluto, opera dell’abate Giuseppe Ricciotti;
uscita nel gennaio del 1941 ebbe prima della fine
dell’anno ben quattro edizioni, e giunse nel 1948
ad essere tradotta in 15 lingue. A quasi quarant’anni
dalla morte dell’autore, è tutt’oggi ristampata.
In essa l’autore si scaglia contro
i maggiori esponenti della Old Quest e
contro le reazioni di stampo bultmanniano:
Ho mirato, dunque a far opera di
critica. So benissimo che quest’ultima parola,
comparsa già nel titolo, sarà giudicata usurpata
da coloro per i quali la scienza critica è soltanto
demolitrice e la sua ultima conclusione deve essere
un «No» […] Cotesti demolitori sono oramai quasi
«superati» […] Oggi, in forza sia delle recentissime
scoperte documentarie sia di tante altre ragioni,
la saggia critica mira ad essere costruttrice
e la sua ultima conclusione vuole essere un «Sì».
Pur nel suo carattere divulgativo,
l’opera è molto attenta al dato storico e all’analisi
documentaria: si può certamente considerarla un
importante preludio agli orientamenti successivi.
Opera innovativa, se si tiene conto della riluttanza
fino ad allora mostrata da gran parte degli studiosi
cattolici ad entrare in discussione con le istanze
della critica mitteleuropea.
NOTE AL TESTO
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