Introduzione
Giuseppe Flavio
Cornelio Tacito
Plinio il giovane
Svetonio
Adriano imperatore
Trifone giudeo
Marco Aurelio
Epitteto
Galeno
Frontone
Luciano di Samosata
Celso

 

Andrea Nicolotti

SAMOSATA

Il retore scettico Luciano, nato a Samosata intorno al 120 e morto dopo il 180, attivo nell’etą degli Antonini, ci ha lasciato un’opera intitolata La morte di Peregrino, nella quale l’autore, un decennio dopo lo svolgimento dei fatti, narra del teatrale suicidio del fanatico Peregrino Proteo, sul rogo che si era eretto a Olimpia nel 165 o 167.

Questa singolare figura di filosofo, che per Luciano č certo un ciarlatano, era stato per un certo periodo cristiano, per poi passare alla filosofia cinica. Per mostrare il suo disprezzo per la morte, che Luciano invece definisce “amor di gloria”, egli si gettņ tra le fiamme del rogo.

Durante il periodo di adesione al cristianesimo, nel quale era stato anche in carcere, veniva visitato continuamente dai suoi fratelli cristiani, che da ogni dove si affrettavano a venire per consolarlo, assisterlo, aiutarlo; secondo Luciano essi erano degli sciocchi, ingannati da quell’impostore:

“Allora Proteo venne a conoscenza della portentosa dottrina dei cristiani, frequentando in Palestina i loro sacerdoti e scribi. E che dunque? In un batter d’occhio li fece apparire tutti bambini, poiché egli tutto da solo era profeta, maestro del culto e guida delle loro adunanze, interpretava e spiegava i loro libri, e ne compose egli stesso molti, ed essi lo veneravano come un dio, se ne servivano come legislatore e lo avevano elevato a loro protettore a somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l’uomo che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione.

[…] Si sono persuasi infatti quei poveretti di essere affatto immortali e di vivere per l’eternitą, per cui disprezzano la morte e i pił si consegnano di buon grado. Inoltre il primo legislatore li ha convinti di essere tutti fratelli gli uni degli altri, dopoché abbandonarono gli dei greci, avendo trasgredito tutto in una volta, ed adorano quel medesimo sofista che era stato crocifisso e vivono secondo le sue leggi. Disprezzano dunque ogni bene indiscriminatamente e lo considerano comune, seguendo tali usanze senza alcuna precisa prova. Se dunque viene presso di loro qualche uomo ciarlatano e imbroglione, capace di sfruttare le circostanze, puņ subito diventare assai ricco, facendosi beffe di quegli uomini sciocchi” (De morte Per. XI-XIII)1.

Interessante il riferimento al Cristo, che viene considerato un sofista, ed il “primo legislatore” dei Cristiani, le cui leggi sono da essi seguite; l’unica notizia storica su Gesł č il ricordo della sua crocifissione.


NOTE AL TESTO

1 “Oteper kaˆ t¾n qaumast¾n sof…an tīn Cristianīn ™xšmaqen, perˆ t¾n Palaist…nhn to‹j ƒereąsin kaˆ grammateąsin aŁtīn xuggenŅmenoj. Kaˆ t… g£r; ™n brace‹ pa‹daj aŁtoŻj ¢pšfhne, prof»thj kaˆ qias£rchj kaˆ xunagwgeŻj kaˆ p£nta mŅnoj aŁtÕj źn, kaˆ tīn b…blwn t¦j mn ™xhge‹to kaˆ dies£fei, poll¦j d aŁtÕj kaˆ sunšgrafen, kaˆ ęj qeÕn aŁtÕn ™ke‹noi Ędoąnto kaˆ nomoqštV ™crīnto kaˆ prost£thn ™pegr£fonto, met¦ goąn ™ke‹non Ön œti sšbousi, tÕn „nqrwpon tÕn ™n tĶ Palaist…nV ¢naskolopisqšnta, Óti kain¾n taŚthn telet¾n e„sĮgen ™j tÕn b…on. [...] Pepe…kasi g¦r aŲtoŻj oƒ kakoda…monej tÕ mn Ólon ¢q£natoi œsesqai kaˆ bičsesqai tÕn ¢eˆ crŅnon, par' Ö kaˆ katafronoąsin toą qan£tou kaˆ ˜kŅntej aŲtoŻj ™pididŅasin oƒ pollo…. ”Epeita d Š nomoqšthj Š prītoj œpeisen aŁtoŻj ęj ¢delfoˆ p£ntej een ¢ll»lwn, ™peid¦n ¤pax parab£ntej

qeoŻj mn toŻj `EllhnikoŻj ¢parn»swntai, tÕn d ¢neskolopismšnon ™ke‹non sofist¾n aŁtÕn proskunīsin kaˆ kat¦ toŻj ™ke…nou nŅmouj biīsin. Katafronoąsin oān ”p£ntwn ™x ‡shj kaˆ koin¦ ¹goąntai, „neu tinÕj ¢kriboąj p…stewj t¦ toiaąta paradex£menoi. Ąn to…nun paršlqV tij e„j aŁtoŻj gŅhj kaˆ tecn…thj „nqrwpoj kaˆ pr£gmasin crĮsqai dun£menoj, aŁt…ka m£la ploŚsioj ™n brace‹ ™gšneto „dičtaij ¢nqrčpoij ™gcančn. Ed. A.M. Harmon, Cambridge, 1936.