Quali Link sono attivi
Nel menu che trovate a fianco sono attivi
i Link Genitori e Studenti,
tre pagine per ogni gruppo. Inoltre alcune Sentenze
e ordinanze
Sono testi scriti qualche anno fa, in seguito alle polemiche
sul'esposizine del crocifisso. Curioso di cosa ne pensassero
i genitori della scuola, ho chisto loro di scrivere liberamente
quello che pensavano.
La nostra identità
di Massimo Zambelli
La
conoscenza della nostra identità è quasi sempre
un dono dell'altro. Quando andiamo all’estero o anche
semplicemente in casa di altre persone, scopriamo usi e
costumi diversi dai nostri e di riflesso percepiamo meglio
quelli che ci appartengono. Il rischio dello stare sempre
con se stessi è non solo quello di non conoscere
il mondo circostante ma anche di non riuscire ad apprezzare
pienamente l'originale peculiarità che ci appartiene.
Ci fa bene il confronto. E fa bene anche alla nostra fede:
per risvegliarla, purificarla e saperla custodire.
Il caso dell’ordinanza che vuole togliere il crocifisso
dal muro della scuola elementare di Ofena ci ha fatto accorgere
di un segno che se ne stava buono e tranquillo sui muri
delle strutture statali tra la distrazione dei più.
E’ infatti una regola abbastanza diffusa: proprio
il venire meno di una cosa (o di una persona) ci fa capire
il valore e l’importanza che questa aveva. E’
quando ci ammaliamo che capiamo l’importanza delle
piccole cose che potevamo fare grazie alla salute. Se imparassimo
a vivere cogliendo la gratuità e la precarietà
di ciò che ci circonda forse saremmo più contenti
e gioiosamente riconoscenti. In questo senso perfino la
malattia e l'essere assillati da impegni inderogabili può
aiutarci ad apprezzare e custodire meglio, ogni giorno che
passa, il gran dono della salute, della pace e della libertà.
L’ordinanza di Ofena è il mix di un doppio
integralismo rappresentati dal ricorrente e dal giudice:
quello religioso di un islam d’attacco e quello antireligioso
di un’impostazione laica che sconfina nel laicismo.
Un bel mix che ha in comune l’attacco alla dimensione
culturale del cristianesimo, alla sua sedimentazione valoriale
e simbolica, che è poi il tessuto e la trama della
nostra identità civile. Chi non si accorge di quanto
la sua personalità e identità siano impregnate
di cristianesimo dovrebbe appunto fare un viaggio in Arabia
o in India per riflettersi in quelle differenze e scoprire
il suo profilo identitario. La domanda più importante
da porsi è quanto ci teniamo a questa forma e quanto
desideriamo che continui ad esserlo per il nostro futuro,
o quanto invece vogliamo girare pagina e abbracciare altre
filosofie e sistemi.
E’ opportuno che ci sia un crocifisso sui muri delle
istituzioni italiane? Intanto va detto che non costringe
nessuno a diventare cristiano, come non costringe nessuno
ad andare a Messa lo stare a casa la Domenica,
che come si sa è una festa cristiana (Dominis dies,
Giorno del Signore), accettata da uno stato laico e da una
scuola laica. Stare a casa di Domenica o il giorno dell’Immacolata
concezione a pensarci bene è molto più “costrittivo”
che un simbolo sul muro. Eppure se uno stato laico riesce
ad essere e rimanere tale anche con l’obbligare i
suoi cittadini a partecipare alle feste cristiane, allora
può rimanere perfettamente laico anche con il simbolo
del crocifisso sui muri. Anzi, questi attestano la verità
della realtà storica e sociale. Sarebbe ipocrita
eliminare il crocifisso reclamando laicità e poi
stare a casa i giorni festivi del cristianesimo; come il
permettere di incontrare questi simboli sui libri di testo,
nell’arte e nei monumenti per le strade, presenza
diffusissima e che da prestigio al nostro paese nel mondo.
Il Papa ha detto recentemente che il crocifisso
simboleggia la civiltà dell’amore
che quel “pazzo” di Gesù Nazareno ha
lanciato nella storia. C’è bisogno di ricordarci
oggi di questa grande missione iniziata da Cristo? Credo
proprio di sì. Non è bello avere in quel simbolo
il segno distintivo di un grande compito che ci accomuna?
La Croce rossa, le ambulanze e le farmacie
hanno scelto questo segno come simbolo di lotta al male;
nello stemma comunale di Bologna la croce è affiancata
dalla parola “Libertas” perché
i valori che veicola sono la valorizzazione di ogni uomo,
dal concepimento alla morte, e la libertà nei confronti
del male e delle ingiustizie; guardiamo alla collina
delle croci in Lituania o le croci impugnate dai
popoli in lotta contro l’atesimo totalitario
dei paesi dell’Est: libertà gridano.
La croce significa vita, speranza, consolazione, impegno
e non rassegnazione, coraggio nel rischio, coerenza fino
al sacrificio, libertà per il bene. La croce dice
come un grande manifesto pubblico che il male esiste e che
prende di mira l’innocente, ma dice anche che l’amore
trionfa, il dono di sé apre nuove pagine di fiducia
e speranza. La croce è luce interpretativa dei valori
della vita. Cosa conta nella vita, in cosa impegnarsi? Guardiamo
i grandi seguitori del crocifisso. Madre Teresa ovunque
andava metteva un crocifisso e al suo fianco, ad altezza
del costato, scriveva sul muro “I thirst”, “Ho
sete”. Il crocifisso era per lei il motore del suo
amore e la aiutava ad identificare Gesù, come egli
stesso ha detto, con i piccoli e i poveri. Guardiamo Padre
Piuo che sulle orme del Poverello di Assisi, l’Alter
Christus, come veniva chiamato dai suoi compagni, ha ricevuto
sulla sua carne le stimmate del crocifisso. Padre Pio che
ha voluto guarire le ferite dell’anima con la confessione
e la direzione spirituale e le ferite del corpo con la costruzione
dell’ospedale.
La croce la troviamo al cinema. Andate a vedere “Blade
Runner” o l’ultimo “Matrix” o il
prossimo “The Passion” di Mel Gibson. E’
un linguaggio universale. Il che non vuol dire che universalmente
è condiviso. Universalità non significa unanimità
di condivisone. Significa che universalmente non si può
fare a meno di quel confronto. Perfino il superateo Nietzsche
ha orbitato attorno al crocifisso, per negarlo, fin che
ha potuto, contrapponendogli Dioniso e l’Anticristo.
Purtroppo sembra che parlino più di Dio gli atei
che i credenti. E’ il loro compito e la loro preziosità.
Negazione come purificazione ecome apertura di nuove prospettive.
Lavorano per Dio, e vi assicuro che è un lavoro duro,
mai pago e tranquillo. Una vitaccia inquieta quella dell’ateo
onesto e sincero. E’ stato molto bello sentire in
questo giorni le testimonianze di tanti lontani dalla fede
parlare a favore del crocifisso e della sua pregnanza simbolica.
"Il simbolo dà da pensare", diceva il filosofo
Paul Ricoeur. Dà da pensare. E se poi a qualcuno
verrà anche di credere tanto meglio. Ma l’importante,
enormemente importante, è che oggi dia da pensare.
Esercizio possibile a tutti e decisivo per il nostro tempo.
Non ci sarebbe posto per lui, per il crocifisso che dà
da pensare, nella scuola italiana?
Massimo Zambelli
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