E' sicuro che - a datare dall'inizio
della guerra ('39) - l'operato di Pio XII fu improntato a
grande cautela. Erano caduti nel vuoto tutti gli appelli ufficiali
e diplomatici della Santa Sede perché si evitasse la guerra,
e quando la parola passò alle armi non restò che l'azione
in favore degli innocenti. Anzi il principio fondamentale
del Papa - accompagnato dalla consapevolezza dei danni che
sarebbero derivati da una presa di posizione contro la persecuzione
degli ebrei - per la Chiesa e per i cattolici a Roma e nei
territori occupati dal Reich - fu quello di salvare la vita
in ogni caso aiutando gli ebrei senza lasciarsi andare a prese
di posizione che potessero esasperare e finire di scatenare
la bestialità dei nazisti. Si vorrà infatti riconoscere l'estrema
facilità con cui i gerarchi nazisti ordinarono senza troppi
scrupoli stragi e rappresaglie in territorio italiano: Fosse
Ardeatine, Marzabotto...?
Non si può tacciare di inerzia
un uomo che nel mentre viveva nel modo più totale il dramma
del mondo doveva tener conto di ogni parola; il 30 aprile
1943 approvava senza riserve la denuncia delle atrocità naziste
fatta dal vescovo di Berlino von Preysing ma riceveva la notizia
che gli ebrei olandesi, anche convertiti erano stati sterminati
per rappresaglia contro la lettera dei vescovi cattolici di
quel paese. E' indice di insufficiente penetrazione politica
e storica della realtà giudicare efficace e responsabile un'azione
in un determinato contesto storico (di guerra e di prepotenza
nazista) alla stregua di ciò che si potrebbe fare in condizioni
normali!
Del resto è facile dire cosa
si deve fare quando è in gioco la vita degli altri..! è da
dilettanti proiettare sul passato opinioni estrapolate dal
presente...di solito lo fa chi ha un interesse che di certo
non è quello della ricerca del vero!
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